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Restituire gli spazi ai giovani è un atto di architettura sociale

di Patrizia Tonin
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Con l’esperienza maturata in programmi europei come Urbact e Re-Gen, Marco Buemi mostra come l’innovazione urbana nasca dal dialogo tra architettura, inclusione e responsabilità sociale, trasformando gli spazi in strumenti di coesione.

Marco Buemi è un project manager attivo nel campo dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile. La sua carriera è stata plasmata da svariate esperienze internazionali e un forte impegno sociale: ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’Innovazione Sociale e dei Progetti per i governi svedese e italiano ed è da molti anni Esperto accreditato per l’Unione Europea nell’ambito del programma Urbact e docente alla Venice International University di European Project Design . Ricopre anche il ruolo di Valutatore per la Commissione Europea su progetti di inclusione sociale e Diversity&Inclusion e ha collaborato con l’International Livestock Research Institute (ILRI) e WWF per la creazione di documentari tematici sui cambiamenti climatici, la sostenibilità dei pascoli e allevamenti, la condizione delle donne e la biodiversità del mondo. In questa intervista si sofferma in particolare sul progetto Urbact, uno strumento della politica di coesione co-finanziato dalla Commissione Europea attraverso il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e dai Paesi membri e partner dell’Unione europea, sottolineando che le risorse sono disponibili, ma richiedono lungimiranza e competenze specifiche.

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Marco Buemi

Cos’è Urbact e qual è la sua mission principale? 

Urbact è un programma europeo co-finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e dagli Stati membri. La sua missione principale è promuovere uno sviluppo urbano sostenibile attraverso lo scambio di esperienze e la diffusione di buone pratiche tra le città europee. Urbact facilita la collaborazione tra municipalità, consentendo loro di imparare reciprocamente e di sviluppare soluzioni integrate per affrontare le sfide urbane comuni, migliorando così le politiche di sviluppo urbano in modo partecipativo. 

Un esempio concreto di questa missione è il progetto Re-Gen – Giovani e rigenerazione urbana: riprendiamoci gli spazi pubblici!, di cui Verona è città capofila e che io coordino. Questa rete europea, che include altre otto città (Milano, Corfù, Albacete, Vila do Conde, Pola, Dobrich, Daugavpils e Lezha), promuove lo sviluppo urbano sostenibile e l’inclusione sociale attraverso il protagonismo di studenti delle scuole secondarie provenienti da contesti svantaggiati. L’obiettivo è coinvolgere giovani tra i 10 e i 18 anni nella trasformazione di spazi pubblici abbandonati in aree sportive urbane, restituendoli ai giovani come luoghi di socializzazione e sport.

Il progetto adotta un approccio di urbanistica tattica che integra criteri di sostenibilità ambientale e parità di genere nella progettazione architettonica. Gli studenti, accompagnati da professionisti Urbact e stakeholder locali come associazioni e gruppi sportivi, saranno guidati sia nella fase progettuale che nella realizzazione, rendendo il loro coinvolgimento diretto un elemento formativo centrale per promuovere inclusione sociale e parità di genere.

In progetti come Urbact, in che modo la partecipazione attiva delle comunità influisce e rende più sostenibili i processi di riqualificazione?

Ogni città della Rete Urbact istituisce e collabora con un Gruppo Urbano Locale (GUL), che riunisce attori chiave del territorio rilevanti per il tema specifico del progetto (amministrazioni comunali, enti pubblici, imprese, ONG, università, cittadini, associazioni). In questo modo si garantisce un approccio partecipativo e inclusivo, integrando diverse prospettive nella definizione delle politiche urbane.

I GUL influenzano positivamente i processi di riqualificazione in diversi modi: per esempio, collaborano attivamente alla co-progettazione della strategia urbana, partecipando alla definizione, allo sviluppo e all’attuazione delle azioni sul territorio, sempre a partire dai bisogni reali della comunità. Svolgono poi un ruolo fondamentale nella facilitazione dello scambio di conoscenze, fungendo da ponte tra la città coinvolta e gli altri partner del progetto Urbact: questo consente di condividere esperienze, buone pratiche e soluzioni innovative, adattandole al contesto locale. Contribuiscono inoltre al monitoraggio dei progressi e alla valutazione dei risultati, garantendo coerenza con gli obiettivi del progetto. Infine, si impegnano nella promozione e nella comunicazione dei risultati, diffondendo le buone pratiche all’interno della comunità e favorendo una maggiore consapevolezza e partecipazione alle politiche urbane. Questi gruppi collaborano allo sviluppo del Piano d’Azione Integrato (Integrated Action Plan, IAP) con una modalità partecipativa, generando input locali condivisi e validati.

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Verona – Festival Sport & The City Re-Gen – Photo: Marco Buemi

Quali sono le sfide e le opportunità nei progetti internazionali che segue?

La rigenerazione urbana a livello transnazionale presenta sia sfide che opportunità significative. Tra le sfide troviamo: il rafforzamento del ruolo di città di piccole e medie dimensioni attraverso l’implementazione di progetti comuni, il coinvolgimento di comunità e innovatori sui temi dello sviluppo urbano sostenibile, la connessione tra i diversi programmi urbani e le altre iniziative nazionali ed europee, la capitalizzazione dei risultati ottenuti in modo che siano replicabili. Per quanto riguarda le opportunità, troviamo lo scambio di buone pratiche e la possibilità di visitare le città partner coinvolte, per osservare soluzioni innovative applicate localmente e ispirarsi per adattarle al proprio contesto.

 

Patrizia Tonin

Photo cover: Marco Buemi / Verona – Festival Sport & The City Re-Gen

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