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Quando costruire significa rigenerare

di Federica Biffi
COVER-AWARDS
Il Global Award for Sustainable Architecture ha festeggiato la 18esima edizione premiando cinque professionisti internazionali. Il tema di quest’anno, “Architecture Is Construction”, ha sottolineato l’importanza di costruire in modo sostenibile, rigenerando spazi esistenti e sperimentando soluzioni innovative.

 

Nel 2025, costruire significa molto più che erigere muri: vuol dire pensare al futuro, rispettare il territorio e innovare con responsabilità. La 18esima edizione del Global Award for Sustainable Architecture, che si è svolta a maggio 2025 all’Università IUAV di Venezia, ha celebrato cinque persone che trasformano quotidianamente la sostenibilità in un gesto concreto di progettazione. Quest’anno il filo conduttore del premio, nato nel 2006 per iniziativa dell’architetta e ricercatrice Jana Revedin, è “Architecture Is Construction”, un titolo che sembra semplice, ma che in realtà racchiude una sfida enorme: ripensare il modo in cui costruiamo, viviamo e abitiamo gli spazi.

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Photo: David Goeury / Progetto di Salima Naji – Revitalisation de la Citadelle d’Agadir Oufella

Sono tre le dimensioni dell’architettura sostenibile: territorializzare, riabilitare, sperimentare. Costruire, oggi, significa prima di tutto radicare i progetti nei contesti locali, facendo tesoro delle risorse e delle tradizioni del territorio e rispettandone le specificità culturali, sociali e ambientali. Significa anche riabilitare ciò che già esiste, rigenerare infrastrutture e spazi urbani invece di consumare altro suolo con nuove edificazioni. Infine, vuol dire sperimentare: cercare soluzioni innovative che sappiano intrecciare saperi tradizionali e tecniche all’avanguardia, utilizzando materiali bio e geo-sourced (naturali, rinnovabili e locali, capaci di ridurre l’impatto ambientale e valorizzare il contesto in cui sorgono), strutture leggere e riciclabili, processi partecipativi e tecnologie davvero eco-responsabili. 

I vincitori e le vincitrici

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Photo: Maz Verret / Progetto di Marie e Keith Zawistowski – Restaurant Scolaire Jean Rostand

Le persone premiate sono state: Salima Naji, antropologa e architetta del Marocco; il professore Hoang Thuc Hao, architetto e fondatore di 1+1>2 in Vietnam; Marie Combette e Daniel Moreno Flores, architetti e fondatori di La Cabina de la Curiosidad tra Francia ed Ecuador; Marie e Keith Zawistowski, architetti e fondatori di onSITE tra Francia e Stati Uniti; e infine Andrea Gebhard, geografa, sociologa, urbanista e pianificatrice del paesaggio, fondatrice di m•g•k mahl gebhard konzepte in Germania.

Storie e percorsi diversi che hanno in comune un obiettivo chiaro: quello di dimostrare che l’architettura non è solo costruzione, ma anche identità condivisa, resilienza collettiva e innovazione responsabile. Si distinguono per la loro visione di un’architettura contemporanea innovativa ed ecologicamente responsabile, che risponde concretamente alle sfide etiche, sociali e ambientali del nostro tempo, esplorando nuovi approcci all’ecologia, all’energia, ai materiali e alle tecnologie. Il principio che li guida è quello del right tech: non la tecnologia fine a se stessa, ma quella giusta, misurata, capace di risolvere problemi senza crearne di nuovi.

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Photo: Oscar Velaso / Progetto di Marie Combette et Daniel Moreno Flores – Centre d’Artisanat Chaki Wasi de la Communauté Shalalá, Zumbahua

«Gli architetti, gli ingegneri e i paesaggisti di oggi incarnano un profondo cambio di paradigma nel modo in cui viviamo e costruiamo, affrontando le sfide climatiche e sociali della nostra epoca», è la dichiarazione della fondatrice Jana Revedin che si legge nel sito del premio. Un approccio che trova sponda in Saint-Gobain, partner ufficiale dell’award e realtà che progetta, produce e distribuisce materiali e servizi per i settori delle costruzioni e dell’industria. 

 

Federica Biffi

Photo cover: Marcus Hassler / Progetto di Andrea Gebhard – Centre de Recherche en Catalyse 

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